Licia Colò ha rilasciato una lunga intervista a Antonello Piroso per la Verità:
«Mai avuta alcuna pulsione di rivalsa. Anche perché non sono stata “defenestrata”: ho preso atto di una legittima decisione del direttore di Rai 3, Andrea Vianello, sul cambio di fisionomia della trasmissione, cui non mi sono allineata».
Per Niagara elogi a raffica. E dire che lei è su piazza da più di 30 anni.
«Giugno 1982. Dopo un provino mi presero come “Signorina buonasera” ad Antenna Nord, tivù dell’editore Edilio Rusconi, poi acquistata da Silvio Berlusconi, che la trasformò in Italia 1».
E prima?
«Ero iscritta alla facoltà di psicologia e lavoravo part time: segretaria di un circolo sportivo, a 150.000 lire al mese. Ma fui costretta a licenziarmi».
Come mai? Molestie? Proposte indecenti?
«Mai avute. Del resto, quando un alto dirigente Fininvest mi provocò, “Ieri ci chiedevamo se ti piace fare l’ amore”, vestii i panni di Alice nel paese delle meraviglie: “Potrei risponderle se l’avessi già provato almeno una volta”, e la cosa finì lì. No, in quel circolo pretesero il tempo pieno, e me andai. Qualcuno mi suggerì: “Ma perchè non ti fai fare qualche scatto, e ti proponi come modella?”. Mi venne da ridere, ai tempi io neppure mi truccavo. Ma andai al sodo: “Pagano bene?”. Così con l’aiuto dei miei salii a Milano. Nel febbraio 1982, a 19 anni, al mio primo impegno al Modit, la settimana della moda, guadagnavo ancora 150.000 lire, ma al giorno».
A Italia 1 si ritrova a Bim Bum Bam, accanto a quel prevaricatore di Paolo Bonolis.
«Che ridere. Ho letto titoli quali “Colò contro Bonolis: troppo invadente!”. Ho solo detto che eravamo caratterialmente diversi, lui esuberante, io più calma. Certo, lui indulgeva al protagonismo, ma il mix funzionava, e insieme abbiamo lavorato bene. Perché però devo ipocritamente aggiungere che siamo diventati amici? Comunque la sua bravura, nel suo genere, non si discute».
«Nel suo genere» non è male. Anche Fiorello ha talento, ma pure a lui non ha lesinato una stoccata. Come Sabina Guzzanti per lo stesso show del 2011, Il più grande spettacolo dopo il weekend, che twittò: «L’ ho seguito 5 minuti, due palle…», al che Fiorello replicò: «Rosica rosica. Una volta mi facevi ridere, ora mi fai tristezza».
«Sono una persona sincera che non indossa maschere, tanto più che non avendo scheletri negli armadi non mi faccio problemi di opportunità. Ma è vero quel che mi ha sempre ripetuto mia madre: “Un bel tacer non fu mai scritto”, quindi talvolta farei meglio a stare zitta. In ogni modo: nessuna polemica livorosa. A domanda risposi senza infingimenti che mi ero annoiata, non era un brutto programma ma per me non era innovativo. E che a me risultava incomprensibile come avesse fatto a raggiungere il 40% di share con 10 milioni di telespettatori. Ma concludevo con: “Bravo lui che ci riesce, la mia è solo invidia”».
Lei e sua figlia Liala siete legatissime, tanto da essere protagoniste insieme di due piccole tempeste mediatiche. Partiamo da quel video durante la spesa al supermercato.
«Mia figlia mi chiama, c’ erano due o tre confezioni di granchi incellofanati ancora vivi, cosa vietata dalla legge. Li ho comprati per liberarli in mare. Il video voleva denunciare il malcostume e l’infrazione. Risultato? Milioni di visualizzazioni. Ma un mensile (Wired, ndr), dopo aver scritto che le mie immagini avevano “indignato Facebook”, ha interpellato una biologa che mi accusava di aver attentato all’ecosistema del Mediterraneo, perché magari gli esemplari erano “alloctoni”, provenienti cioè da un’ altra parte del mondo. Insomma, avrei distrutto l’habitat con 20 granchi “alieni”».
Altro sturm und drang nel 2013, all’uscita del libro dedicato proprio a sua figlia: Per te, io vorrei.
«Hanno estrapolato frasi da un’intervista a Famiglia Cristiana, arrivando a strillare “Colò: mi annoio a giocare con mia figlia”. Una madre snaturata. Non avevo mai pianto prima per questioni legate alla mia immagine pubblica. Volevo fare causa per danni, feci scrivere dall’avvocato. Ma a preoccuparmi era come avrebbe potuto reagire mia figlia, che invece mi sorprese domandandomi: “Chi è l’autore dell’articolo? Sai dove abita?”. “E perché?”. “Così ci appostiamo e gli diamo un fracco di botte”».
La creatura. Cos’era stato equivocato di quell’ intervista?
«Premettevo che non sono una madre perfetta e raccontavo che mia figlia, 8 anni all’epoca, aveva un grande cuore ed era molto generosa, ma era anche un po’ viziatella come tutti i bambini della sua età, che avrei dovuto lavorare sul fronte dell’educazione, che non mi divertivo a giocare con lei con le bambole, ma che condividevamo altri interessi».
Tipo fare uno spot insieme per un’azienda dolciaria nota in tutto il mondo, la Ferrero? Non proprio un modo di tenerla lontana dalla luce dei riflettori.
«Non volevo certo farla diventare una piccola star. Essendoci un legame personale con quella famiglia di imprenditori, quando me l’hanno richiesto ho acconsentito. Dopo di che, l’importante è che mia figlia cresca nell’amore, ma non sotto una campana di vetro e nell’illusione di una realtà edulcorata. Per questo è giusto imparare il valore delle cose e delle priorità. A cominciare dal rispetto per le persone, e anche per gli animali».
È vero che a casa avete una piccola fattoria?
«Abbiamo due capre, due cani e tre gatti. Uno si chiama Pocho in onore di Ezequiel Lavezzi, ex attaccante del Napoli, di cui mio marito Alessandro è tifoso».
Lei è favorevole all’ ingresso in chiesa dei cani, o sbaglio?
«Sono o non sono i migliori amici dell’uomo? Di conforto a malati, anziani, persone sole? Quindi dov’è il problema?».
Abbaiano, per dire. E fanno i loro bisognini dove capita.
«Ma qui subentra la nostra attenzione e la nostra educazione. Quante volte in chiesa capita di sentire bambini urlare senza che i genitori pensino di uscire per non infastidire il prossimo?».
Ha citato suo marito, di 11 anni più giovane di lei, che tra l’altro le ha insegnato cosa vuol dire cazzimma all’ombra del Vesuvio.
«Per dire che magari non sembra, ma se poi mi metto in testa una cosa… Come il coleottero: in proporzione all’apertura alare, alla forma del corpo e al peso, non dovrebbe volare. Vola perché non lo sa, ma lo vuole. Quella è la cazzimma».
In precedenza aveva avuto una lunga relazione con il campione di tennis Nicola Pietrangeli, più vecchio di lei di 29 anni.
«Ma non ho lasciato l’uno per l’altro, in mezzo c’è stato un coetaneo!».
Con cui ha fatto media.
«Esatto». (Scoppia a ridere ndr).
Con Andrea Vianello, invece, zero feeling. Quanto le è dispiaciuto essere lei in prima serata, con ascolti di peso, mentre lui è in terza (con Rabona su Rai3), con ascolti non proprio esaltanti?
«Giuro, non sapevo fosse in video».
Colò…
«Libero di non credermi, ma io per carattere, e poi tanto più dopo la scomparsa di mio papà, penso che vivere rimuginando con la testa rivolta all’indietro sia sterile, e un grosso sperpero di energie. Uno deve pensare a far bene il suo, sperando di ottenere un buon risultato e di contribuire a cambiare le cose in meglio».
Come ha promesso il «governo del cambiamento» in carica.
«Vedremo. Il presidente Giuseppe Conte mi sembra persona seria, equilibrata e credibile. Ma mi dica qual è a sua memoria un governo che ha davvero finalmente modificato gli squilibri ed eliminato le storture. Parlo per l’argomento che mi preme, l’ambiente. Nessuno ha mai fatto davvero qualcosa, e poi ce la prendiamo con la natura, che sarebbe matrigna. Quando siamo noi ad averla saccheggiata, o inquinata avvelenando l’aria, o piegata alle nostre speculazioni, costruendo abusivamente dove non si poteva. Non dovremmo dimenticarci che noi viviamo grazie alla cacca degli alberi».
La cacca degli alberi?
«L’ossigeno che respiriamo cos’altro è se non la loro cacca, o il loro scarto se preferisce?».
Preferisco. Taluni negano il nesso cambiamenti climatici-cataclismi atmosferici. Per Beppe Grillo i mutamenti sono inesistenti. Donald Trump l’aveva definita una bufala, salvo poi correggere un po’ il tiro, aggiungendo però che non sa se la causa sia umana.
«E di chi dovrebbe essere colpa? Ma poi, scusi, Trump quanti anni ha? 72. E quindi cosa vuole che gliene importi di come sarà ridotto il pianeta in futuro. È un politico, citando Alcide De Gasperi, che guarda alle prossime elezioni, non uno statista che pensa alle prossime generazioni».
Ha mai provato a spiegare il problema ai leader di casa nostra?
«Ho cercato Matteo Renzi da sindaco di Firenze e poi quando si è insediato a Palazzo Chigi. Volevo esporgli un paio di idee su una materia che conosco e tratto dagli anni Novanta».
Gli ha fatto pesare le radici comuni: lui boy scout, lei coccinella?
«È vero: da bambina vivevo molto in parrocchia, c’era un precettore, don Vincenzo, una guida significativa. Ma non ho collegato l’esperienza a quella di Renzi. Che comunque non mi ha mai risposto, neppure tramite il suo staff con un banale: “Grazie, le faremo sapere”, o “Non siamo interessati”. Non lo dico per orgoglio ferito, ma per educazione. Le persone si giudicano anche dai dettagli, la forma è sostanza, perciò ad essa io sto molto attenta».
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