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María Isabel Santos Caballero: “Vi racconto chi era mio marito Pablo Escobar…”

María Isabel Santos Caballero racconta il marito Pablo Escobar:

Un racconto crudo, raccolto in un libro scritto dal punto di vista di una donna ciecamente innamorata del suo uomo che, però, è stato definito il re dei narcos. Il tutto tradotto e pubblicato, in parte, sulle pagine web della nota rivista ‘Vanity Fair:

“Si chiama María Isabel Santos Caballero, ha 58 anni e vive a Buenos Aires, Argentina. Prima però si chiamava Victoria Eugenia Henao, la conoscevamo come Tata e viveva a Medellín, Colombia. Era la moglie di Pablo Emilio Escobar Gaviria, uno dei narcotrafficanti più noti della storia, il primo che usò l’arma del terrorismo per cercare di piegare lo Stato.

Negli ultimi anni, la vita del colombiano Escobar ha ispirato film, serie televisive, documentari. Produzioni che raccontano la storia di un Paese e la sofferenza di un popolo, attraverso i deliri di potere di un uomo. Accanto a lui però c’è sempre stata una donna, Tata.

A 25 anni dalla morte di Escobar, la vedova ha deciso di narrare la sua versione dei fatti in un’autobiografia. Nel prologo di Ho sposato Escobar (Utet, 2018), Henao sostiene di avere scritto il libro seguendo l’esempio del figlio, Juan Pablo Escobar, oggi chiamato Sebastián Marroquín. Il figlio di Escobar e di Tata è autore del documentario Pecados de mi padre e i libri Pablo Escobar, mi padre e Pablo Escobar in fraganti, con i quali ha chiesto pubblicamente scuse per i crimini commessi dal padre.

Invece in Ho sposato Escobar, «i lettori troveranno una donna molto diversa da quella che è stata ritratta dai mezzi di comunicazione», scrive Henao. «Sono un essere umano che ha compiuto un processo di trasformazione, pur consapevole che io e i miei figli porteremo per sempre un cognome inesorabilmente associato al male».

La guerra al cartello di Medellín, di cui Escobar era fondatore e leader, lasciò migliaia di morti. Tra settembre e dicembre del 1989, fece esplodere 100 bombe in supermercati, banche, scuole. Lo stesso anno l’esplosione dell’aereo Avianca, per ordine diretta di Escobar, uccise 111 persone.

«Come ha fatto ad andare a letto con quel mostro? Era complice o vittima? Perché non ha mai fatto niente? Perché non l’ha lasciato? Perché non l’ha denunciato?», chiedono tutti a questa donna che si difende dietro al sentimento più puro. Lei risponde: «Sopportai amanti, arroganza, umiliazioni, bugie, solitudine, perquisizioni, minacce di morte, attentati terroristici, tentativi di sequestro dei miei figli e perfino lunghi periodi di clausura ed esilio. Tutto per amore».

In alcuni brani Henao ammette il male che fece Escobar ai colombiani, i crimini, la destabilizzazione di un Paese. Nondimeno, il libro cerca di soffermarsi sull’uomo, padre e amante, con l’inevitabile rischio di tentare un’improbabile giustificazione.

La vedova ripercorre anche la quotidianità del marito: colazione la mattina con riso, uova al tegamino, carne di manzo arrosto, rondelle di plátano fritto, arepas, insalata – barbabietola, un po’ di pomodoro tagliato fine, limone e sale –, e un bicchiere di latte per rinforzare le ossa. Pablo era sempre attento all’alimentazione. Anche se negli ultimi anni di vita aveva qualche chilo di troppo «a causa dello stress e della solitudine», secondo la moglie.

La sua vita era condizionata in ogni gesto, anche il più banale. Il narcotrafficante passava due ore in bagno la mattina per lavarsi i denti, non per vanità o ossessione. Alla moglie spiegava: «Tata, devo lavarli bene perché non ho la possibilità di andare dal dentista… non voglio nemmeno immaginare cosa succederebbe se mi venisse il mal di denti».

La prima volta che Henao incontrò Escobar lei aveva 12 anni. Durante il corteggiamento, il narcotrafficante (11 anni più grande di lei) la riempiva di regali – tra cui una bicicletta gialla – e di romantiche serenate. La faceva sentire principessa di una favola, lei era convinta che lui fosse il principe azzurro.

Come in molti rapporti, l’incantesimo è svanito presto. Dall’inizio della relazione ci sono state assenze e bugie. Con l’aumento della fortuna, Escobar si è trasformato in un uomo manipolatore e violento. Henao dice di avere avuto paura di finire il matrimonio, condizionata anche dalla cultura maschilista latinoamericana: «La sua infedeltà mi faceva male, ma non avevo il coraggio di lasciarlo. La storia che mi raccontavo da sola per sopportare quel dramma era sempre la stessa: “Gli uomini sono tutti uguali”. Perciò pensavo che non avrei potuto lasciarlo per quel motivo […] Quindi decisi di non spiarlo, di non guardare la sua rubrica telefonica, di non controllare se la camicia avesse macchie di rossetto. Chi cerca trova, dice il proverbio, e io preferivo non cercare».

Per la stesura del libro, la vedova di Escobar non si è affidata soltanto alla memoria (che, si sa, a volte sa essere selettiva). Henao è volata a Medellín, scenario del loro amore e il loro matrimonio, per parlare con le amanti del marito. Reginette di bellezza, giornaliste, funzionarie del governo, erano tante le conquiste del re dei narcos.

Ma c’era anche un gruppo di donne, molto più piccolo, che procuravano informazioni utili a Escobar: «Pablo fu amante di una delle segretarie del ministro della difesa, il generale Miguel Vega Uribe, che fu in carica tra il 1985 e il 1986, durante il governo di Belisario Betancur. Un colonnello dell’esercito che lavorava per Pablo portò all’Hacienda Nápoles la giovane e bella donna, con cui mio marito avrebbe avviato un’ardente avventura.

Ovviamente, dopo poco tempo aveva a disposizione precise informazioni sul giorno e l’ora in cui si sarebbero svolte le operazioni militari ai suoi danni. È per questo che Pablo riuscì per anni a scampare a tutte le irruzioni della polizia: aveva informazioni privilegiate». Nella rete di Pablo era caduta anche una funzionaria di alto livello del ministero della giustizia.

Era innamorata e, in virtù di questo sentimento, dice di avere fatto tutto quello che poteva per prendersi cura del suo matrimonio e della sua famiglia. Si è creata «un mondo alternativo all’inferno di vivere con Escobar» dedicandosi ai figli e alla collezione di opere d’arte, di vestiti e una vita piena di lusso.

Il tentativo di giustificazione è estremo, pericoloso. Henao ringrazia le donne che sono entrate nella vita del marito. Perché tutte hanno lasciato una traccia nella loro storia: «Ciò che all’epoca poteva rappresentare una tragedia, oggi, con il passare del tempo e la solitudine dell’esilio, assume piuttosto i toni di una commedia.

Spesso ho l’impressione che, più che rimproverarle, oggi dovrei ringraziare tutte quelle donne per averlo intrattenuto e avergli garantito un po’ di svago, indispensabile per sopportare la vita complicata che viveva. In fondo, questo ha dato a me la possibilità di fare del mio meglio come madre, di prendermi cura dei nostri figli e di educarli e, cosa ancor più importante, di salvar loro la vita». Ma in pochi la riconoscono come María Isabel Santos. La guardano ancora come l’estensione nel tempo della cattiveria del marito”.

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