Andrea Sannino in esclusiva ai microfoni di BreveNews.Com e ForzAzzurri.Net:
Metti una sera al Cinema e… incontri Andrea Sannino. Succede a Casalnuovo di Napoli, dove il Cinema e Teatro Magic Vision, a intervalli regolari, regala serate di grande successo con nomi quali: Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande, Sal Da Vinci, Biagio Izzo, i fratelli Gianfranco e Massimiliano Gallo e tantissimi altri artisti che si esibiranno nei prossimi mesi.
Ma torniamo ad Andrea Sannino, il curriculum parla da solo. Ha iniziato la sua carriera nel 2006 duettando con Lucio Dalla e da allora è stata un ascesa. Dal musical scugnizzi, alle numerose partecipazioni teatrali, ai due dischi incisi, fino ad arrivare al grande successo di “Abbracciame“, cantato un po’ ovunque. Il noto artista partenopeo ha risposto ad alcune domande in esclusiva per Brevenews.Com e ForzAzzurri.Net:
Tutto è iniziato con il duetto insieme a Lucio Dalla. Cos’ha rappresentato per te e per la tua carriera il grande Lucio?
“E’ stato un grande inizio ma anche un grande traguardo, iniziare con un genio della musica è stato davvero un privilegio che la vita mi ha dato. Da lui ho imparato cose non solo artistiche: mi ha formato con la sua umiltà e con la sua arte. Lucio amava Napoli, forse anche per questo ha mantenuto vivo il rapporto con me che, tra l’altro, all’epoca ero solo un ragazzino pieno di sogni. Si definiva “napolese”: metà napoletano e metà bolognese. A Lucio ho dedicato il mio disco “uanema”, perché ogni volta che lo sentiva lui esclamava, appunto, “uanema”. Amava giocare con la nostra lingua”.
Ti senti un po’ il rappresentante della musica napoletana?
“Il rappresentante, no, uno dei rappresentanti, si. Fare musica per me è un istinto vitale, cantare equivale a respirare, lo faccio principalmente per questo. Sono contento che in questo momento la musica napoletana si stia riprendendo la ribalta. Il mio brano “abbracciame” viene cantato anche fuori dalla Campania e questo fa pensare al fatto che per molti anni non si è avuto la capacità di capire che cantare in napoletano magari non paga in Italia, ma è il passaporto per cantare oltre Oceano. In Australia o in America, ad esempio, c’è più possibilità di esibirsi cantando in napoletano che in italiano”.
Hai dichiarato che non hai nessuna voglia di smettere di cantare in napoletano per preservarne cultura e lingua.
“Faccio una premessa: non escludo, un domani, di scrivere e cantare testi in italiano. Considero sbagliata ogni forma di chiusura, sia nella vita che nella professione. Alla fine sono comunque italiano e posso tranquillamente cantare in quella che poi è la mia lingua. Così come rispetto gli artisti italiani che cantano in inglese. Credo che si debba produrre ciò che si ha dentro. Trovo naturale che un inglese faccia le sue prime produzioni in lingua madre. E vale lo stesso per i napoletani”.
Ti aspettavi il successo di “Abbracciame”?
“No, non me lo aspettavo. Quando scrivi un brano lo fai impegnandoti affinché riesca bene, non prevedi il successo che ne verrà. Però devo ammettere che “Abbracciame” mi ha cambiato la vita senza volerlo. Voglio sottolineare questo aspetto importante che ripeto a chi si avvicina al mondo della musica: mai impegnarsi a scrivere qualcosa perché deve diventare un successo, quello lo decide il pubblico. E’ un momento magico che sto vivendo restando umile. Mi reputo un artista ‘anomalo’ che non ama il mondo dei lustrini preferisco restare tra la gente che mi ha regalato questo successo”.
Carmine Gallucci
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