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Cronaca

Genova, bimba traumatizzata dal crollo del ponte Morandi: da quel giorno non parla più

Genova, bimba traumatizzata dal crollo del ponte Morandi:

Adele, nome di fantasia, non ha più le parole per dirlo. Le ha perse quel giorno. Quando il mondo è cascato e tutti sono andati giù per terra. Ha visto, Adele. Ha visto tutto. Era lì, affacciata alla finestra. A quell’età, quando piove, guardi i lampi a bocca aperta. Che ne sai di stralli e cemento precompresso, quando vai alla scuola elementare? È solo un ponte. Il ponte alto sopra la tua testa. Che una mattina di pioggia d’agosto, crolla

Adele, è una bimba che ha assistito al crollo del ponte Morandi di Genova, la mattina del 14 agosto e da quel giorno è diventata muta. La piccola stava assistendo al fenomeno temporalesco con i giochi di lampi e saette provenienti dal cielo quando a un tratto ha sentito un frastuono, seguito dal crollo e un lungo attimo di silenzio che ha risucchiato tutto. Poi la corsa con la madre in strada dove si è riversata tutta la gente che abitava nella zona rossa intorno al viadotto Polcevera. Quel momento è stato immortalato nei suoi occhi e le ha tolto le parole.

La storia, pubblicata su “La Repubblica’, è stata raccontata da Sara Bandini, preside dell’Istituto comprensivo Sampierdarena. Il crollo ha addirittura fatto smuovere i sismografi facendo registrare un terremoto di primo grado. Gli abitanti della zona evacuata, tra cui la piccola Adele, sono stati assistiti tra gli altri dall’equipe di psicologi di Emdr Italia, associazione di medici specializzati nel trattamento dei traumi. “In quegli istanti carichi di ansia nessuno si era accorto di quanto accaduto ad Adele, solo dopo i genitori si sono resi conto che era diventata improvvisamente silenziosa. Così sono venuti da noi”, affermano i dottori.

“Lo shock visivo ed emotivo ha prodotto un blocco nella bambina, che nei giorni successivi al crollo è peggiorato”, spiegano. Il disastro ha traumatizzato la bimba a tal punto da creare un gap tra il suo mondo interiore e quello esteriore. “Se già per un adulto è complesso lasciare le proprie cose, figuriamoci per una bambina che aveva già vissuto il trauma del crollo”. Ciò che devono fare i genitori ora è lasciarle tempo, darle affetto e la massima dolcezza. I medici infatti sono certi che si tratti di un “blocco temporaneo”. Per ora hanno trovato il modo di stabilire un canale di comunicazione attraverso il disegno.

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