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Scontri a Tripoli, dichiarato stato di emergenza: italiani evacuati, l’ambasciata rimane aperta

Scontri a Tripoli, dichiarato stato di emergenza:

Impazzano gli scontri tra milizie a Tripoli e nelle sue periferie. Il Consiglio presidenziale libico ha dichiarato lo stato d’emergenza a causa dei violenti scontri, i peggiori dal 2014, che hanno provocato 47 morti e 129 feriti in otto giorni. La misura è diretta a “fermare lo spargimento di sangue, ridurre le perdite materiali e di vite umane, tutelare la sicurezza dei civili, le strutture pubbliche e private”, dopo che il capo della “Settima Brigata” di Tarhuna ha annunciato che lancerà l’assalto dal Sud per avanzare verso il centro della capitale e conquistare il quartiere di Abu Salim. Lo riporta l’edizione online del quotidiano ‘La Repubblica’ che ricostruisce quanto sta accadendo nella capitale libica:

“I rinforzi. Ieri notte una brigata di Misurata ha avuto ordine di spostarsi a Tripoli per bloccare nuovi possibili attacchi della Settima Brigata. Si tratta della “Forza Antiterrorismo” comandata dal generale Mohammed Al Zain. Serraj si è convinto a chiedere aiuto a questa brigata dopo le insistenze del suo vice-presidente Ahmed Maitig, che è di Misurata e in questi mesi ha lavorato per rafforzare la “Forza Antiterrorismo”. A questo punto non è chiaro cosa accadrà: altre brigate di Misurata sono rimaste a guardare perché condividevano con Tarhuna l’ostilità per le milizie di Tripoli che negli ultimi mesi avevano conquistato troppo potere nella capitale.

In mattinata 300 veicoli blindati e tecniche armate con mitragliatrici pesanti si sono concentrati alle porte di Tajura, il sobborgo orientale di Tripoli: la sola notizia dell’arrivo di questa forza alle porte di Tripoli dovrebbe indurre i comandanti della Settima Brigata a negoziare i prossimi passi che intendono compiere.

Le Nazioni Unite. La Missione dell’Onu in Libia (Unsmil) ha invitato “le varie parti interessate (dal conflitto) a un incontro allargato per martedì a mezzogiorno in un luogo che verrà annunciato in seguito”, dopo i sanguinosi scontri arnati degli ultimi giorni. L’Unsmil scrive che “sulla base delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell’offerta del Segretario generale delle Nazioni Unite di mediare tra le varie parti libiche” si invita a “tenere un dialogo urgente sull’attuale situazione della sicurezza a Tripoli”.

Gli italiani. Fonti della Difesa assicurano che i militari italiani nel Paese stanno bene e in sicurezza e che nessun problema è riscontrato all’ospedale da campo a Misurata, mentre la ministra Elisabetta Trenta segue costantemente l’evolversi dei fatti anche in seguito al colpo di mortaio che ha raggiunto un palazzo vicino all’ambasciata. In un tweet, l’ambasciata italiana a Tripoli ha smentito il sito “Al Mutawasset”, che aveva dato la notizia, da fonti anonime, della chiusura della rappresentanza diplomatica. “L’ambasciata d’Italia in Libia rimane aperta. Continuiamo a stare al fianco dell’amato popolo libico in questa difficile congiuntura”, si legge nel messaggio. Ieri pomeriggio una nave dell’Eni avrebbe evacuato tecnici impiegati nei terminali e pozzi legati al complesso di Mellitah e alcuni militari dipendenti dell’ambasciata: una misura puramente precauzionale, secondo fonti diplomatiche.

L’evasione. Circa 400 tra detenuti e migranti sono evasi dopo una rivolta nel centro di detenzione di Ain Zara, in un sobborgo meridionale della capitale libica. Il governo di Fayez al Serraj ha annunciato la formazione di un comitato di crisi per gestire il nuovo stato di emergenza e ha avvertito le parti in conflitto che dovranno affrontare le conseguenze se cercano di cogliere l’opportunità per perseguire loro propri obiettivi.

La Settima Brigata. Ma il colonnello Abdel Rahim Al-Kani, leader della Settima Brigata, milizia della cittadina di Tarhuna, a 60 chilometri a sud della capitale, ha annunciato che le sue forze sono posizionate lungo la strada per l’aeroporto e stanno per sferrare un attacco al quartiere di Abu Salim, porta di accesso al centro storico. La brigata, scrivono i media locali, ha dichiarato Abu Salim zona militare e ha chiesto agli abitanti di lasciare le abitazioni, in preparazione di una “importante offensiva contro le milizie presenti nell’area”.

E’ scattata una corsa contro il tempo per arrivare a una mediazione che eviti una ulteriore escalation dopo la ripresa dei combattimenti che finora hanno causato una cinquantina di morti, tra cui una ventina di civili, e circa 200 feriti. Il capo del Consiglio libico degli anziani per la riconciliazione, Mohamed al-Mubshir, ha detto che è stato formato un comitato d’emergenza per negoziare con le parti in lotta.

La Settima Brigata di Tarhuna, milizia legata al signore della guerra Salah Badi, si è resa autonoma dal Governo di accordo nazionale di Sarraj e combatte per liberare Tripoli dalle altre milizie armate, accusate di corruzione. A fronteggiarla sono una serie di milizie che formano unità speciali dei ministeri dell’Interno e della Difesa del governo di Sarraj: le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, la Forza speciale di Dissuasione (Rada), la Brigata Abu Selim e la Brigata Nawassi, che ricevono finanziamenti dall’Ue”.

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