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Tragedia del viadotto, parla il cognato: “Sono sconvolto, poteva essere fermato”

Il cognato di Fausto Filippone: “Gli agenti dovevano accorgersi del suo atteggiamento dopo l’incidente a mia sorella”

Francesco Angrilli, ematologo all’ospedale di Pescara, è il fratello di Marina, la moglie di Fausto Filippone, che si è ucciso dal viadotto sull’A14 dopo aver ammazzato moglie e figlia.

Francesco Angrilli torna sulla questione del mancato intervento degli agenti, domenica scorsa, intorno a mezzogiorno e un quarto, quando una volante è arrivata in Piazza Roccaraso 18, avvertita dal 118 dell’incidente accaduto a Marina Angrilli. I poliziotti in Piazza Roccaraso non avevano fatto domande a Filippone sull’incidente della moglie, tanto meno hanno pensato di fermarlo, dandogli modo di portare a termine il suo piano, andando a prendere indisturbato la figlia Ludovica a casa, dov’era insieme agli zii per portarla sul viadotto.

Già il dottor Giuliano Salvio, il primo soccorritore, aveva espresso dubbi: “Gli agenti hanno fatto assistenza a una persona in fin di vita, del suo sedicente marito non si sono occupati. Quel signore poteva essere bloccato”. 

Il medico Angrilli, ancora, prova a spiegare e a spiegarsi i motivi di un gesto così tragico e violento: la distruzione di una famiglia. “Credo che la vita di mio cognato sia stata profondamente segnata dalla malattia e poi dalla morte della madre. Era tempo che la mamma di Fausto era ammalata di Alzheimer e questa condizione si è fatta sempre più pesante: la morte, lo scorso ottobre, è stato il punto terminale di un percorso di aggravamento della malattia. Dietro a questi quindici mesi ci vedo la sofferenza e anche l’impotenza perché lui era profondamente legato alla madre: non credo che un suo disagio dipendesse da problemi nella vita matrimoniale. Lo vedevamo triste e un po’ chiuso in sé per questo dispiacere della madre, però nella vita familiare non c’erano screzi, liti, dissapori di rilievo. Viviamo nella stessa palazzina, l’avremmo saputo”. Ancora: “Credo che questo suo vissuto Fausto lo abbia ben mascherato. Negli ultimi mesi, però, le abitudini di vita non le ha cambiate. Tutte le volte che potevano padre, madre e figlia andavano in vacanza insieme, il nucleo familiare era unito”. Chiude Angrilli: “Mio cognato era una persona tranquilla, non me la sento di descriverlo come una persona a rischio di azioni violente. E’ stato vittima di se stesso, la tragedia è che ha coinvolto in questa vicenda due persone assolutamente innocenti”.

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