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Roma, raid dei Casamonica in un bar: disabile frustata

Raid dei Casamonica, violenza scoppiata perchè non erano stati serviti per primi

Terribile raid compiuto da membri del clan dei Casamonica lo scorso primo aprile, il giorno di Pasqua, in un bar di Roma. Ma il barista, nonostante le minacce, ha scelto di ribellarsi al potere criminale e ha denunciato. Un affronto senza precedenti per i Casamonica.

Come ricostruisce La Repubblica, è la domenica di Pasqua quando due esponenti del clan entrano in un bar della periferia sud- est della capitale, a via Salvatore Barzilai, e compiono un massacro. Entrano i boss, vogliono le sigarette e pretendono di essere serviti subito. Funziona così, per loro non esiste la fila. Dietro il bancone c’era un ragazzo romeno. “Questi romeni di merda non li sopporto proprio”, hanno urlato perché non sono stati serviti immediatamente. All’interno del locale c’era anche una giovane disabile che si è ribellata: “Se il bar non vi piace andate altrove”. La reazione è stata brutale.

Casamonica, le strappa con una mano gli occhiali e li lancia dietro al bancone, poi si sfila la cinta dai pantaloni e la passa a Di Silvio. La prendono alle spalle, la frustano e poi calci, pugni fino a quando crolla a terra massacrata. Le strappano di mano il telefono e, mentre lei striscia a terra e chiede di riaverlo indietro, glielo lanciano contro ordinando: ” Se chiami la polizia ti ammazziamo”.

Ma non è finita qui. Poco dopo Di Silvio è tornato nel bar con il fratello Vincenzo. Spaccano la vetrina, rovesciano tavoli e sedie: ” Qui comandiamo noi, non te lo scordare: questa è zona nostra. Ora questo bar lo devi chiudere, altrimenti sei morto ” . Anche questa volta non interviene nessuno. Il barista è a terra, il suo volto è coperto di sangue, gli schizzi arrivano fino al muro.

Trenta giorni di prognosi per lei, otto per lui. Li hanno massacrati. La giovane non conosce i suoi aguzzini, era lì per caso, ma ha capito che appartengono alla famiglia, quella che comanda e di cui bisogna aver paura. Il barista invece sa bene chi sono, i Di Silvio abitano nella stessa via e i Casamonica cento passi più in là. Le due vittime però, il giorno dopo, si fanno coraggio e denunciano.

Quando il clan è venuto a sapere della denuncia, si è mosso Enrico, il nonno dei fratelli Di Silvio. Si è presentato al bancone, ha ordinato un caffè e ha detto: “Ritira immediatamente tutte le accuse o morirai”. Il barista, terrorizzato, ha tenuto chiuso il locale per due giorni. La moglie però non ci sta, non vuole buttare al vento tutti i sacrifici fatti per aprire quel bar. E così la coppia ha scelto di riaprire, a rischio della vita.

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