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Rifiuti e corruzione, indagato anche il figlio di De Luca

Inchiesta dopo la «trappola» tesa dal sito Fanpage con un falso imprenditore

Roberto De Luca, assessore comunale a Salerno e figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca, è indagato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli relativa ad accordi corruttivi diretti al controllo illecito degli appalti pubblici nel settore del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Agenti della squadra mobile e dello Sco hanno eseguito una perquisizione la scorsa notte nella sua abitazione e nello studio professionale.
Altre perquisizioni sono avvenute negli uffici del consigliere regionale campano di Fratelli d’Italia Luciano Passariello, nella sede del Consiglio regionale al Centro direzionale di Napoli. Passariello è anche candidato alla Camera nel collegio plurinominale di Napoli in posizione di capolista per Fratelli d’Italia. L’attività è coordinata dalla Procura di Napoli e sarebbe stata svolta nell’ambito di un’inchiesta su presunti episodi di voto di scambio e corruzione.
Passariello è indagato assieme al suo stretto collaboratore Agostino Chiatto, a Carmine Damiano, al consigliere delegato della Sma Lorenzo Di Domenico e agli imprenditori Antonio Infantino, Rosario Esposito e Nunzio Perrella per un presunto accordo corruttivo in relazione ad alcuni appalti della Sma, la società in house della Regione che si occupa di ambiente.
Le attività di indagine ancora in corso, spiega il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, “sono state rese necessarie e indifferibili dalla rilevata gravità del rischio di dispersione probatoria collegato alla annunciata diffusione di notizie e immagini in grado di pregiudicare gravemente le investigazioni sulle gravi ipotesi delittuose fin qui individuate (corruzione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso, corruzione, finanziamento illecito di partiti politici)”. Melillo aggiunge che “la delicatezza e la complessità delle attività d’indagine in svolgimento impongono di conservare il più stretto riserbo”.
È un’inchiesta giudiziaria che si incrocia con un’inchiesta giornalistica del sito «Fanpage», i cui cronisti hanno avvicinato politici e imprenditori proponendo affari (inventati) nel settore dei rifiuti. Il direttore, Francesco Piccinini, e il giornalista Sacha Biazzo sono indagati per induzione alla corruzione; la redazione romana è stata perquisita e alcuni file sono stati sequestrati.
“Tutto questo è assurdo, abbiamo messo a repentaglio la nostra incolumità per questa inchiesta e ora ci ritroviamo indagati”, si sfoga con l’Adnkronos Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, coinvolto nell’indagine.
Fanpage, racconta Piccinini, ha utilizzato giornalisti ‘provocatori’, che avrebbero avvicinato e fatto parlare diversi politici e imprenditori, proponendo affari sullo smaltimento dei rifiuti. “Io – spiega il direttore – ho recitato la parte di un industriale del Nord che doveva sversare dei rifiuti. Abbiamo incontrato dei camorristi che ci hanno spiegato dove sotterrare quei rifiuti, chiedendoci 30mila euro a camion”. Non solo: “Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti”.
Piccinini, insieme al giornalista che ha realizzato l’inchiesta, Sacha Biazzo, e all’ex boss dei rifiuti impiegato nell’operazione, risultano indagati per induzione alla corruzione. “Noi – sottolinea il direttore di Fanpage – abbiamo fatto questo nell’ambito di un’inchiesta giornalistica. E’ chiaro che non abbiamo smaltito rifiuti né preso soldi”. Ovviamente, prosegue Piccinini, “ci è stato spiegato che si tratta di un atto dovuto, ma resta una cosa spiacevole”. Piccinini precisa di aver avuto sin dall’inizio “un rapporto di dialogo” con le forze dell’ordine. “Abbiamo anche consegnato tutto il girato, per non lasciare dubbi sulla nostra buona fede”. Stamattina la polizia ha perquisito la stessa redazione di Fanpage per acquisire nuovo materiale audiovisivo.

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