Melania Trump al Congresso Usa sceglie un tailleur bianco di Dior
Melania Trump è sempre molto amata, anche ieri è stata accolta con un applauso scrosciante ed una standing ovation per il discorso sullo stato dell’Unione del marito.
Melania però è apparsa con un look inusuale che ha destato scalpore e fiumi d’inchiostro su tutti i giornali Usa: un tailleur bianco, composto da giacca e pantalone, firmato Dior, che in tanti hanno letto come un attacco indiretto al marito.
Il colore è lo stesso delle suffragette, già caro a Hillary Clinton durante la campagna elettorale. Con il termine suffragette si indicavano, in passato, le appartenenti a un movimento di emancipazione femminile nato per ottenere il diritto di voto per le donne. Oggi il termine ha finito per indicare tutte coloro che si adoperano per ottenere il riconoscimento della piena dignità delle donne, coincidendo in parte quindi con il termine femminista.
Una scelta azzardata, cui è stata attribuita una doppia valenza simbolica. Se da un lato, dopo la campagna presidenziale il bianco è diventato la tinta ‘no Trump’ per antonomasia, dall’altro l’abito di Melania ha contrastato nettamente con il nero delle democratiche. Inoltre, si trattava della prima apparizione pubblica della First lady dopo la vicenda della pornostar salita agli onori della cronaca per una presunta liasion con The Donald.
Sulle colonne del ‘New York Times’, Vanessa Friedman, come riportato dall’AdnKronos, non ha usato mezzi termini. Per la giornalista di moda si tratta “esattamente del tipo di abbigliamento diventato simbolo della rivale del marito durante le elezioni”. “Un’uniforme anti-Trump”, insomma, che ha fatto storcere il naso a molti.
È possibile – continua Friedman – che la signora Trump l’abbia fatto per mostrare solidarietà alle repubblicane, esortate a indossare i patriottici rosso, bianco e blu, così come hanno fatto i membri del Gabinetto. È possibile che le sia piaciuto il colore e ciò che simboleggia (i nuovi inizi e anche, naturalmente, la purezza). Ed è possibile che non avesse idea che Maria Grazia Chiuri, la direttrice artistica di Christian Dior, abbia debuttato con la sua prima collezione disegnando una T-shirt bestseller con lo slogan “dovremmo essere tutti femministi. Ma dato che i vestiti sono diventati una linea di demarcazione simbolica durante il discorso sullo stato dell’Unione come mai prima d’ora – ricorda Friedman – i membri del Congressional Black Caucus hanno espresso il loro punto di vista anche attraverso il loro abbigliamento. E’ difficile credere che le interpretazioni possibili della sua scelta siano sfuggite alla First lady”.
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