In Cina clonate due scimmie con la tecnica della pecora Dolly, critiche dal Vaticano e dai genetisti italiani
Si chiamano Zhong Zhong e Hua Hua, le prime due scimmie al mondo clonate con la tecnica della pecora Dolly. cioè il trasferimento del nucleo di una cellula dell’individuo “da copiare” in un ovulo non fecondato e privato del suo nucleo. Finora ogni tentativo sulle scimmie era fallito perché i nuclei delle loro cellule differenziate contengono geni che impediscono lo sviluppo dell’embrione. I ricercatori cinesi li hanno riattivati con interruttori molecolari specifici.
La loro nascita è annunciata sulla rivista Cell dall’Istituto di neuroscienze dell’Accademia cinese delle scienze a Shanghai e apre alla possibilità di ridurre il numero di primati usati nella sperimentazione animale.
“Questa tecnica consente per la prima volta di generare numerosi esemplari di primati geneticamente omogenei fra loro”, spiega Giuliano Grignaschi, responsabile del benessere animale presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e segretario generale di Research4life. “Ciò – rileva – permetterà di ottenere risultati sperimentali più affidabili e facilmente riproducibili: riducendo la variabilità e l’errore statistico si ridurrà anche il numero di campioni necessari per fare le misure e, di conseguenza, il numero di animali sacrificati per ogni singolo esperimento”.
Il Vaticano ha parlato di “minaccia per il futuro dell’uomo”; per il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata, si tratta di un “lavoro scientifico che può sollevare importanti problemi etici, essendo le scimmie simili a noi”.
Temi che, aggiunge, devono essere affrontati “nel modo più opportuno e con cauto ottimismo” ma si tratta anche di “un passo avanti importante per il futuro della medicina e per lo sviluppo di nuove cure”.
L’équipe dell’Istituto di neuroscienze dell’Accademia cinese delle scienze sostiene infatti che l’obiettivo è creare un ‘esercito’ di scimmie geneticamente identiche da usare in laboratorio per la ricerca su malattie come i tumori ma anche il Parkinson e l’Alzheimer.
Critico anche il genetista e direttore scientifico dell’Ospedale Bambino Gesù, Bruno Dallapiccola, “La vita umana non è stata programmata per essere attivata con sistemi di tipo artificiale ma dall’incontro di due gameti, uno dell’uomo e l’altro della donna. La clonazione di una scimmia significa aver clonato un animale che è il più vicino all’uomo. È chiaro che tutto questo riaccende drammaticamente il problema del dibattito etico. Siamo alla vigilia di una possibilità teorica di clonare anche l’uomo, con tutte le ricadute che ne derivano”.
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