La differenza fra l’amore e la passione per la nostra rubrica Psico Pillole
Proseguendo nel solco tracciato dalla amica e collega dott.ssa M. Pirozzi, che nel suo ultimo articolo ha fatto chiarezza sulle relazioni sentimentali, in particolare sul paradosso di negare una relazione vorrei proporre la differenza fra una relazione d’amore ed una relazione passionale, usando questo termine secondo la sua etimologia latina, ovvero di ‘patimento’ e ‘sofferenza’. Lo farò commentando due citazioni tratte dal libro I destini del piacere, della psicoanalista Piera Aulagnier.
LA RELAZIONE D’ AMORE (sana) è:
“UNA RELAZIONE SIMMETRICA nella quale:
1) Ognuno dei due IO è per l’IO dell’altro l’oggetto di un investimento privilegiato nel registro del piacere, dove privilegiato non vuol dire esclusivo;
2) Una relazione in cui ognuno dei due IO si rivela all’altro ed è riconosciuto dall’altro come una fonte di piacere privilegiato nonché come detentore di un potere di sofferenza altrettanto privilegiato…
E’ questo “E” che unisce piacere-E-sofferenza, che definisce essenzialmente quella che io chiamo simmetria. Se dovessi fornire un semplice esempio di un tipo di relazione in cui il soggetto cerca di escludere questa simmetria, sceglierei la problematica propria di Don Giovanni, problematica che conserva la donna come oggetto privilegiato del piacere che si spera di provare, ma che rinnega ad una donna il potere di far soffrire. La presunta sostituibilità continua dell’oggetto, intendo la donna per Don Giovanni, la sua intercambiabilità ed anche l’illusione che non possa mai mancare in quanto oggetto di piacere, è ciò mediante cui Don Giovanni cercherà di rifiutare ad una donna il potere di farlo soffrire. Questo potere di piacere e questo potere di sofferenza spiegano la potenzialità conflittuale in ogni relazione d’amore”.
Per quanto riguarda LA RELAZIONE PASSIONALE (patologica):
“Sarebbe un grave errore credere che la passione sia definita da un eccesso di amore: tra lo stato amoroso e lo stato passionale la differenza non è quantitativa ma qualitativa … L’IO pone il partner come oggetto del bisogno [non più del piacere] e dunque il proprio IO come privo di ciò che solo l’altro potrebbe rendere possibile.
1) L’IO si pensa come provvisto del potere di offrire un piacere all’altro, ma come privo del potere di essere per l’altro fonte di sofferenza.
2) L’IO attribuisce all’altro un potere di piacere esclusivo … Ma questo stesso partner ha un potere altrettanto smisurato nel registro della sofferenza, un potere che può indurre l’appassionato a preferire la morte alla sofferenza che gli impone l’assenza o il rifiuto dell’altro…
3) Mentre l’IO si pensa spossessato del potere di far soffrire l’altro, viceversa dimostra a sé stesso l’eccesso della propria capacità di sofferenza.
Non è più un «io godo dunque amo» ma un «io soffro dunque amo». Con questa sofferenza dimostra a sé stesso quanto sia vero, indiscutibile, il suo bisogno di quel piacere”.
CONCLUSIONI. La reciprocità potenziale nel dare e ricevere piacere e sofferenza nelle relazioni definisce l’amore mentre l’asimmetria, ovvero solo un partner è la fonte del piacere e della sofferenza mentre l’altro può solo godere o subire il suo potere, determina una relazione che non possiamo definire d’amore bensì di passione, in senso patologico. Alla luce di queste indicazioni potete provate ad esaminare la vostra situazione affettiva.
Dott. Carlo Paone
Per approfondire:
Aulagnier, P. (2002). I destini del piacere. Alienazione, amore, passione. La Biblioteca by ASPPI
Se avete un quesito da sottoporre alla rubrica “Psico Pillole – rubrica di InFormazione psicologica” a cura della dott.ssa Maria Pirozzi e del dott. Carlo Paone, potete inviare una mail all’indirizzo redazione@brevenews.com specificando nell’oggetto SEZIONE PSICOLOGIA. Le mails pervenute saranno pubblicate in forma anonima o con la firma dell’interessato qualora essa venga apposta in calce al documento.
Aggiungi Commento