Rigopiano, spunta la telefonata shock
Se la conversazione ascoltata nei mesi scorsi, dove una funzionaria della Prefettura non credeva che una valanga avesse travolto l’hotel Rigopiano, aveva fatto discutere, questa nuova telefonata è destinata a fare sicuramente più scalpore. Spunta infatti un dialogo che in qualche modo consegna i clienti dell’albergo al loro tragico destino: “Il direttore del Rigopiano chiede una turbina per far ripartire gli ospiti bloccati dalla nevicata”, dice al telefono un funzionario della Provincia di Pescara. La risposta che riceve dal direttore del servizio viabilità suona oggi come una sentenza di condanna definitiva: “Quelli dell’hotel Rigopiano non devono rompere il c…, digli di stare calmo”.
Quel maledetto 18 gennaio, alle 9.30 del mattino, quando tutto doveva ancora accadere, qualcuno aveva già deciso che le scosse di terremoto, la valanga e l’albergo che viene travolto e spazzato via, avrebbe anche sepolto 29 persone. Una tragedia che probabilmente poteva essere evitata. Ne sono convinti gli inquirenti che giovedì scorso hanno indagato 23 persone tra le quali anche l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, con le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime.
Secondo i magistrati non è stato fatto abbastanza. Come dimostra un’altra telefonata sempre tra il funzionario e il dirigente della Provincia, intercettata il giorno prima della tragedia: i due discutevano se richiedere all’Anas delle turbine per liberare le strade, visto che quelle in dotazione erano guaste. “E già – avrebbe risposto sempre lo stesso dirigente – adesso mi faccio espropriare in casa mia”. E così l’hotel Rigopiano è rimasto isolato con i suoi ospiti prigionieri dentro, come ha detto uno dei sopravvissuti “fermi ad aspettare la morte”.
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