Calci e insulti sul bus a una ragazzina perché nera, follia su un bus a Torino
Quando racconta, Giulia piange. Prima chiusa nel bagno della scuola con un’amica, poi al telefono con la mamma e ieri sera anche davanti ai carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia. Un uomo l’ha insultata e presa a calci sul bus per il colore della sua pelle: «Togliti dalla mia vista», le ha detto ieri mattina, intorno alle 8, quando è salita sul 63. L’uomo – un signore che Giulia descrive sulla sessantina con una tuta da lavoro – era seduto su uno dei sedili più vicino alle porte del bus e l’ha attaccata non appena l’ha vista salire. «Mi sono spostata ma il bus era pieno e non ho potuto allontanarmi di molto». Lui ha continuato a borbottare ma Giulia ha fatto finta di niente con le cuffiette piantate nelle orecchie. Alla fine ha staccato la musica per capire se quell’uomo ce l’avesse ancora con lei. «E’ inutile che vai a scuola, tanto finirai per strada, tornatene al tuo paese». Ma il suo paese è quello in cui prende tutte le mattine il bus delle 8 per andare a scuola. Giulia è italiana, anzi italianissima. Ha 15 anni e la sua mamma è italiana, il papà è di origine africana.
Studia alle superiori, a Torino, e gioca a basket. Ha la carta d’identità, il passaporto, il codice fiscale. E la pelle scura ma questo non c’entra niente, almeno così credeva fino a ieri mattina. La ragazzina non ha reagito agli insulti, «Era troppo spaventata», racconta il presidente della squadra di basket dove gioca da tempo Giulia che è una giovane promessa di questo sport. E’ scesa alla sua fermata e si è sfogata solo quando è arrivata a scuola poi ha chiamato la madre. E’ stata lei a confrontarsi con il presidente della società di basket: «Mi ha chiamato la mamma per capire cosa fare. Insieme abbiamo deciso di denunciare quello che era successo ai carabinieri. Non so se si riuscirà ad identificare questa persona ma quello che è successo è grave – dice – Torino è una città internazionale ed episodi non dovrebbero succedere. Io ho a che fare con i giovani tutti i giorni e, senza voler fare il moralista, so quanto può essere scioccante per una ragazzina subire un trattamento simile. Sarebbe dura anche per un adulto. Considero Torino la mia città e mi dispiace che succedano queste cose ancora oggi».
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