Microchip sottopelle? In Svezia diventa realtà
Quello che fino a poco tempo fa sembrava fantascienza, è diventato realtà. In Svezia per pagare i biglietti del treno arrivano i microchip sotto pelle. La “SJ”, compagnia ferroviaria dello Stato, ha cominciato ad accettare i biglietti caricati sui dispositivi elettronici impiantati tra il pollice e l’indice della mano. Per poter usufruire del servizio bisogna essere iscritti al programma fedeltà, e ovviamente avere un microchip. Sono già 3mila gli svedesi che hanno deciso di impiantarsi il dispositivo che usa la tecnologia NFC, Near Field Communication, quella utilizzata dalle carte di credito. Per la cifra di 150 euro si semplificano una serie di operazioni.
Il primo Rfid (identificazione a radio frequenza) sottocutaneo, è stato sperimentato nel 1998 dallo scienziato britannico Kevin Warwick. Il sistema era utilizzato per aprire e chiudere le porte, accendere le luce e per generare messaggi vocali in un edificio. Ora per viaggiare in treno. Basta infatti comprare sul web o sull’app “SJ” il biglietto, e i dati del titolo di trasporto vengono caricati nel chip, decrittati poi dal lettore del controllore. In Svezia la sperimentazione di questa tecnologia è iniziata nel 2015. La start-up Epicenter da allora propone ai propri dipendenti la sostituzione del badge aziendale, con il quale è possibile accedere alla struttura, pagare la mensa aziendale, far funzionare le stampanti, con il microchip sottocutaneo.
La scelta della compagnia ferroviaria SJ è la prima sperimentazione su larga scala dell’uso del microchip, anche se la tecnologia è in uso da diverso tempo negli Stati Uniti e in Belgio. Potenzialmente tutti i viaggiatori potranno farne richiesta, non più solo i dipendenti di qualche azienda. È la vigilia della nascita dei cyborg, organismi naturali con uno o più elementi elettronici. Il presidente di Tesla, Elon Musk, immagina un futuro nel quale i nostri cervelli saranno collegati a internet: “Le persone non capiscono che già adesso sono dei cyborg. Se ti dimentichi a casa il cellulare ti senti come se ti mancasse un braccio. Ci stiamo già fondendo con la tecnologia”.
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