Il Governo di Madrid invia la polizia a bloccare i seggi, il Presidente Catalano: “Abbiamo sconfitto la paura”
Altissima tensione in Catalogna, a poche ore dal referendum sull’indipendenza. Quattro persone sono rimaste lievemente ferite nella notte, dopo che un uomo ha aperto il fuoco con un fucile ad aria compressa contro un gruppo di persone che si trovava all’ingresso di una scuola di Manlleu. Nessuno dei feriti ha necessitato di cure mediche. Tutti facevano parte del Comitato di difesa del Referendum, riunito fuori dalla scuola per impedire ai Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, di recintare i seggi, secondo le disposizioni di Madrid. Sarà muro contro muro fino all’ultimo secondo, e probabilmente anche dopo, nella guerra surreale sul referendum catalano fra Madrid e Barcellona: domenica “tutti potranno votare”, ha garantito il governo catalano, chiamando alle urne 5,3 milioni di cittadini; “il referendum non si farà”, ha tuonato in risposta quello spagnolo.
La tensione e l’incertezza sono a livelli altissimi. In Catalogna ci sono ora più di 10mila agenti di polizia inviati da Madrid per impedire il voto in nome della costituzione del 1978. Ma il 63% dei catalani dice che andrà comunque a votare. Il ‘Govern’ ha annunciato che saranno aperti 6.249 seggi in scuole, centri civici e sportivi, teatri, da Barcellona a Girona, dai Pirenei alla Costa Brava. Secondo quanto stabilito da una legge approvata dal Parlamento catalano, gli elettori troveranno sulla scheda elettorale una sola domanda: “Vuoi che la Catalogna diventi uno Stato indipendente in forma di Repubblica?”. Il risultato è vincolante anche se contrasta con la Costituzione spagnola. Il testo approvato a Barcellona prevede anche che, se i cittadini votassero per la secessione, l’indipendenza debba essere dichiarata entro due giorni dalla proclamazione dei risultati. La vittoria del movimento indipendentista è quasi scontata: “Abbiamo già vinto!”, ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont nel comizio finale della campagna per il referendum di domenica: “Abbiamo sconfitto la paura, le minacce, le pressioni, le menzogne e le intimidazioni, di uno Stato autoritario”, e “ora tocchiamo quello che era un sogno”, l’indipendenza.
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