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Ischitella, morta la 15enne ferita al volto dall’ex compagno della madre. Suicida l’aggressore

Non ce l’ha fatta la 15enne ferita al volto ieri ad Ischitella, lo sfogo della madre su facebook

E’ morta verso le 7 di questa mattina la ragazzina di 15 anni ferita ieri al volto da un colpo di pistola esploso da distanza ravvicinata a Ischitella, in provincia di Foggia, dall’ex compagno della madre. La giovane era ricoverata agli Ospedali Riuniti del capoluogo dauno in condizioni disperate.

Il suo aggressore, Antonio Di Paola, 36 anni, pregiudicato, si è suicidato con la stessa arma utilizzata la mattina. Il suo corpo è stato trovato in campagna nel tardo pomeriggio.

La quindicenne, Nicolina Pacini, ieri, intorno alle 7.30, stava scendendo le scale di via Zuppetta, a Ischitella, per raggiungere la fermata dell’autobus che l’avrebbe condotta a scuola, a Vico del Gargano, quando è stata avvicinata da Antonio Di Paola, 36 anni, che – probabilmente – le ha chiesto notizie della mamma, Donatella Rago, di 37 anni, fino ad un mese fa la sua compagna.

Donatella Rago è stata raggiunta dalla notizia mentre si trovava in una località della Toscana dove lavora e dove, pare, avesse cominciato una nuova relazione. Antonio Di Paola non si dava pace e voleva in tutti i modi ritornare insieme alla donna che di recente lo aveva denunciato due volte per minacce, l’ultima un paio di settimane fa. Nicolina Pacini, a causa delle condizioni di disagio famigliare, viveva a casa dei nonni ai quali era stata affidata dai servizi sociali insieme al fratello.
Donatella Rago sfoga la sua rabbia su Facebook, ‘’dovevi venire a prendertela con me non con mia figlia, non c’entrava nulla”, scrive in un post, definendo il responsabile ”un rifiuto umano”. Molte persone hanno provato a rincuorarla sperando che la quindicenne potesse salvarsi. Nel post la madre pregava Dio di aiutare la sua ”stella”. ”Sono disperata, lei non c’entrava nulla”, scrive ancora. Inoltre, dal tenore dei suoi post, emerge che avrebbe voluto che sua figlia venisse affidata in un altro posto e la ragazza non avrebbe dovuto prendere il pullman da sola ma avrebbe dovuto essere accompagnata perché temeva che ”sarebbe successo qualcosa”.

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