Emergono ulteriori particolari dai racconti di uno dei carabinieri accusati di stupro a Firenze
Si dice “devastato”, consapevole di “aver fatto una cosa inqualificabile” ma anche di non saper spiegare “perché mi sono fatto trascinare in questa situazione”: così al proprio difensore, avvocato Cristina Menichetti, l’appuntato dei carabinieri accusato, insieme al collega di pattuglia, di aver violentato a Firenze le studentesse americane.
“Da 20 anni sono nell’Arma e aiuto le persone, anche correndo dei rischi”, “non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione”, ha detto in sostanza al suo legale il militare che ha cercato un difensore per andare volontariamente in procura venerdì scorso a farsi interrogare, prima di essere convocato dagli inquirenti. Le stesse cose, anche in termini diversi, sono state dette dal militare al pm Ornella Galeotti, titolare dell’inchiesta, nel cui ufficio è rimasto dalle 13.20 alle 14.40. Al momento, si apprende dal difensore, l’appuntato non ha ricevuto né avvisi di garanzie né notifiche per compimenti di atti di indagine. La studentessa americana che lo ha denunciato per violenza sessuale “non mi sembrava ubriaca, non barcollava, non puzzava di alcol, connetteva bene i discorsi”, “e non credevo che fosse così giovane: aveva un’aria più matura, vicino alla trentina di anni, mi sembrava più grande di età, più matura”. Ma soprattutto dichiara che la ragazza “era consenziente”.
Potrebbe essere quindi già delineata la linea difensiva dei militari, la cui presenza sia alla discoteca di Firenze sia davanti all’abitazione delle due giovani di 19 e 21 anni era stata confermata da alcuni testimoni e dalle videocamere di sorveglianza. Una difesa che l’avvocato Gabriele Zanobini, che assiste la più giovane delle due studentesse, ancor prima di sapere la notizia, aveva ‘smontato’, ricordando che secondo l’art. 609 bis del codice penale, “l’accusa di violenza sessuale non si consuma solo con la violenza fisica o con la minaccia, ma anche abusando delle condizioni di inferiorità psichica o fisica al momento del fatto. Esattamente come sarebbe successo alle due giovani e, secondo il codice, in questi casi il non consenso è implicito”. In più, ai due militari, sempre secondo il legale che aspetta le prossime mosse della procura, potrebbe essere contestata l’aggravante prevista dall’articolo 61, quando “il fatto è commesso con abuso del potere o con violazione dei doveri inerenti una pubblica funzione”. Di certo i due carabinieri per il momento non saranno in servizio, nè sulla strada nè in ufficio. E questo mentre la polizia prosegue nella raccolta di materiale, anche biologico, trovato sembra nell’androne del palazzo vicino a Ponte Vecchio e anche nell’ascensore, sul quale presto potrebbe essere effettuato l’esame del dna. Materiale che proverebbe un atto sessuale.
Stando al racconto delle due ragazze, i due militari, che avrebbero anni di esperienza alle spalle, sarebbero intervenuti insieme ad altre pattuglie per disordini in una discoteca nei pressi del piazzale Michelangelo. Qui avrebbero incontrato le ragazze. Le avrebbero fatte salite sull’auto di servizio offrendosi di accompagnarle a casa. Ci sarebbero anche alcuni testimoni, che affermano di averle viste salire sulla gazzella dei carabinieri. L’auto è poi partita – erano da poco passate le tre del mattino – dirigendosi verso il centro di Firenze, raggiungendo l’abitazione dove le due studentesse vivono in affitto, poco lontano da via Tornabuoni.
Gli spostamenti della gazzella dei carabinieri sarebbero stati confermati dalle immagini di alcune telecamere cittadine. Due in particolare, che avrebbero registrato l’avvicinamento dell’auto e la sua uscita dalla zona in circa 20 minuti. Una volta arrivati, parcheggiata la vettura, uno dei carabinieri avrebbe abusato di una delle due ragazze nell’androne del palazzo e l’altro della seconda nella cabina dell’ascensore. Tracce biologiche compatibili con un rapporto sessuale sarebbero state trovate dai poliziotti della scientifica nell’androne fino all’appartamento delle due ragazze. E gli esami eseguiti all’ospedale confermerebbero che le due ventenni hanno avuto rapporti sessuali. Resta da accertare se i rapporti siano riconducibili alle violenze di cui dicono di essere state vittime.
Il console generale Usa a Firenze, Beniamin Wohlauer, si è recato in questura, dove ha avuto in colloquio di circa un’ora col questore Alberto Intini, e presso il comando provinciale dei carabinieri. I carabinieri hanno garantito al console “massima trasparenza, rigore e sforzo per arrivare alla verità”.
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