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Cronaca

Uno bianca, Occhipinti al call center dellʼospedale di Mestre: scoppia la polemica

Nuova polemica per Marino Occhipinti, l’ex poliziotto e componente della banda della Uno bianca

Continua a far discutere Marino Occhipinti, l’ex poliziotto condannato all’ergastolo per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari il 19 febbraio 1988, nella lunga lista di efferati crimini commessi dalla banda della Uno Bianca tra Emilia Romagna e Marche tra gli anni Ottanta e Novanta. Dopo le polemiche per la recente “vacanza premio” goduta da Occhipinti in Val d’Aosta, ora a far discutere è il suo impiego come centralinista all’ospedale all’Angelo di Mestre.

Sulla questione si è espresso il Comitato Marco Polo a difesa del cittadino, che in una lettera indirizzata al direttore generale dell’Ulss 3 sottolinea come il condannato (attualmente in regime di semilibertà al carcere Due Palazzi di Padova) stia “occupando un incarico di tutto prestigio e responsabilità, come responsabile del personale della Cooperativa Giotto la quale ha in gestione il callcenter, infopoint, centro prenotazioni e portineria. Un posto che sarebbe ambito da tantissimi giovani rispettosi delle leggi e delle regole del vivere civile, magari pure desiderosi di formare una famiglia, ma a loro viene precluso perché lo diamo a chi si è stato condannato per omicidio. Non può essere accettato che un soggetto privato dei diritti politici possa trattare i dati personali sensibili delle persone, quali quelli anagrafici e sanitari, una contraddizione in termini che contrasterebbe con la legge vigente”.

Dall’Ulss è quindi arrivata una precisazione sulla conduzione del centro di prenotazioni dell’ospedale “appaltata dall’Azienda sanitaria, con regolare gara, ad un’Ati, Associazione Temporanea di Imprese, di cui la Cooperativa Giotto è uno dei soggetti componenti. All’interno dell’Ati, la Cooperativa Giotto non è il referente diretto dell’Azienda sanitaria rispetto alla conduzione del servizio e il signor Occhipinti non ha ruolo di referente per il l’attività del CUP, svolto da altri referenti di altri soggetti partecipanti all’Ati. L”Azienda peraltro non ha fin qui avuto motivo né ha titolo per valutare le scelte delle Imprese o delle Cooperative partecipanti relativamente al personale impiegato”.

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