Continua la bagarre per il ddl sullo Ius soli, astensionismo 5Stelle, per Gentiloni è una questione di sicurezza.
Continua a far discutere il ddl sullo Ius soli, il diritto di cittadinanza per chiunque nasca nel nostro Paese, approvato alla Camera nel settembre 2015 e ora in discussione al Senato. Proprio durante la votazione, oltre alla protesta dei senatori della Lega Nord, si è registrata l’astensione dei Movimento Cinque Stelle, già annunciata da Beppe Grillo sul suo blog.
Stamattina il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha spiegato in un’intervista a Libero il perché dell’astensione del Movimento: “È un tema che riguarda tutta l’Europa, perché con le regole attuali chi diventa cittadino italiano ha lo status di cittadino Ue. Inoltre, è mai possibile che prima di pensare al lavoro, o a un piano per dare incentivi e sgravi alle imprese che assumono giovani, oppure a un reale sostegno per le famiglie monoreddito con figli a carico, il Pd pensi a far approvare lo ius soli?”.
Dal suo blog, Beppe Grillo ha rincarato la dose, definendo lo ius soli non una legge, ma “un pastrocchio invotabile“. Il leader dei Cinque Stelle definisce “vergognoso tenere il Parlamento in stallo per discutere di provvedimenti senza capo né coda”, quando in Italia molte famiglie si trovano in difficoltà economica: “Secondo l’Istat – ha continuato – 7 milioni e 209mila persone nel 2016 si sono trovate nelle condizioni di ‘grave deprivazione materiale’. Il MoVimento 5 Stelle non si fa le pippe pensando alle alleanze, alle lobby o alle cooperative. Pensiamo ai problemi delle persone, se chi governa facesse altrettanto oggi non saremmo qui”.
“Quello dell’immigrazione – ha scritto ancora Grillo – è un problema serio e sentito da tutti gli italiani. Non parlarne e lasciare tutto come è, blaterando di xenofobia e populismo, conviene soltanto ai partiti che con le cooperative dell’immigrazione ci hanno lucrato per anni. La patina di buonismo sotto cui è nascosto questo business deve essere cancellata”.
Il Premier Paolo Gentiloni, invece, sostiene con fermezza il principio:”E’ arrivato il tempo di poter considerare a tutti gli effetti questi bambini come cittadini italiani. Glielo dobbiamo, è un atto doveroso e di civiltà. Mi auguro che il Parlamento lo faccia presto. Non riguarda solo il diritto di questi bambini, ma interessa anche la nostra sicurezza: la via contro la radicalizzazione non è la costruzione di muri, ma quella del dialogo. A chi guarda con diffidenza a questa decisione voglio dire – ha proseguito Gentiloni ospite a Bologna della Repubblica delle idee – che diventando cittadino italiano acquisisci diritti, ma anche doveri. Stiamo parlando della possibilità di consentire a questi bambini non solo di sentirsi italiani ma di essere italiani, parlare la lingua, rispettare le nostre leggi. Non bisogna lasciare nessuno spazio all’idea che con questa decisione noi sottovalutiamo l’importanza della nostra cultura, della nostra identità. L’Italia è un fatto importantissimo, ma proprio per questo abbiamo la forza di aprirci e estendere la cittadinanza a tanti bambini che ne hanno diritto”.
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