Palermo, la candidatura di La Vardera era bluff per girare docufilm
Una candidatura bluff, una riedizione in chiave social del Truman Show, con leader di partito e compagni di lista inconsapevoli di recitare soltanto una parte in una commedia. Il sospetto è che la discesa in campo di Ismaele La Vardera, già inviato della trasmissione Le Iene, alle elezioni a sindaco di Palermo sia stata solo una montatura, un espediente per girare un reality. In queste ore, nelle stanze della Lega e di Fratelli d’Italia, i due partiti del centrodestra che sostenevano La Vardera, sta montando la delusione e la rabbia. Giorgia Meloni ha negato la liberatoria per la diffusione delle immagini girate – pare anche di nascosto – dal giovane candidato e da un operatore di Milano che l’ha seguito in ogni momento della sua campagna elettorale.
La Meloni, si apprende, “è molto amareggiata” e Fdi sta preparando un esposto in procura di cui si saprà di più stamattina. Matteo Salvini ufficialmente non parla ma lascia filtrare tre cose. La prima: non sapeva nulla del documentario girato dal suo portabandiera a Palermo. La seconda: ritiene che a essere ingannati siano stati principalmente i palermitani che hanno votato La Vardera. Terzo: il segretario della Lega difende la campagna elettorale fatta a Palermo e rivendica la bontà della scelta di essere stato allo Zen “a prescindere – fa trapelare – dalla presenza al mio fianco di qualche giullare”
“Quello che è accaduto è un fatto gravissimo – dice Alessandro Pagano coordinatore del movimento Noi con Salvini della Sicilia occidentale – Siamo probabilmente davanti a una colossale presa in giro e ci stiamo tutelando anche noi dal punto di vista legale. Questo ragazzo, soprattutto se ha rubato conversazioni private, ha carpito la fiducia di chi aveva puntato su di lui”.
Francesco Vozza, uno dei candidati di Noi con Salvini a Palermo, si spinge fino a chiedere a La Vardera i soldi: “Nel corso della campagna elettorale La
Vardera ha chiesto alla gente di essere finanziato, pubblicizzando un codice Iban su cui eventualmente caricare dei soldi. Questa è una vera e propria truffa ai danni di tutti i palermitani e di chi ci ha messo la faccia per sostenerlo. La Vardera si vergogni”
La Lega, peraltro, nelle amministrative siciliane ha dato il suo simbolo in Sicilia solo a La Vardera e alla candidata di Lampedusa, Angela Maraventano. Alle elezioni di domenica scorsa, il giovane candidato dal ciuffo rosso ha conquistato 7.043 voti, il 2,59 per cento dei consensi, finendo quarto dietro Orlando, Ferrandelli e Forello.
Già da qualche giorno le voci che La Vardera stesse realizzando una sorta di reality sulla mala politica siciliana giravano nelle segreterie dei partiti e dei candidati. E dietro al progetto di questo documentario ci sarebbe un regista televisivo molto noto. La Vardera aveva fatto affiggere manifesti elettorali in stile cinematografico, nello stile di una locandina da film, con la scritta “Il sindaco. Dal 12 giugno”.
E’ stato Francesco Benigno, l’attore di Mery per sempre che era candidato nella lista di La Vardera e che ieri sera ha avuto uno scontro fisico con il giovane e con i due operatori, a denunciare il bluff: “A un certo punto mentre eravamo seduti Ismaele si è fatto serio e mi ha detto: “Francesco io non ho fatto questa campagna elettorale per diventare sindaco ma per fare un documentario e per fare conoscere a tutti la mala politica siciliana. Ho registrato tutti: Cuffaro, Miccichè. Li ho registrati a loro insaputa mentre dicono le peggio cose. Pure tu una volta mi avevi detto che ti mettevi in politica, così almeno tu puoi fare il tuo lavoro perché non lavori”. Lui, Ismaele La Vardera, resta ancora trincerato dietro al silenzio. Non risponde al cellulare e ai messaggi. Pare stia semplicemente completando il suo film.
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