Shampoo agli studenti e frasi umilianti al petto: preside bullo condannato
Il preside dell’Istituto Aeronautico Locatelli di Bergamo, Giuseppe Di Giminiani, 61 anni, ha patteggiato davanti al giudice Donatella Nava una condanna a 4 mesi di reclusione, con la condizionale, per abuso di mezzi di correzione e di disciplina nei confronti di tre studenti. Il 19 aprile una prima richiesta di patteggiamento a un mese (pensa convertita in 7.500 euro) era stata respinta da un altro giudice, Vito Di Vita, perché ritenuta troppo bassa rispetto alla gravità dei fatti contestati. Secondo quanto ricostruito dal pm Davide Palmieri, nell’ottobre del 2015 Di Giminiani, mentre si trovava in mensa, il preside aveva versato il contenuto di una lattina di Coca Cola e della schiuma da barba sulla testa di due ragazzi di 16 anni, entrambi di terza, per punire uno dei due che si era reso responsabile di un fatto grave in convitto: aveva spruzzato della lacca sui capelli di un compagno e dato fuoco alla sotanza, rischiando di bruciargli un occhio. Dopo la punizione, se uno dei due ci aveva riso sopra, l’autore della bravata aveva subito l’improvvisato shampoo come un’umiliazione e aveva fatto partire la denuncia alla Procura di Bergamo e si è costituito parte civile al processo.
Durante le indagini era emerso che due anni prima, nel 2013, il preside aveva costretto un altro studente, colpevole di aver insultato una compagna, a circolare per l’istituto con un cartello sul petto con scritto una choccante frase di scherno. L’interessato aveva incassato la punizione senza problemi e senza denunciare. Ma non serviva, perché il racconto era emerso nel corso delle testimonianze riguardanti l’episodio del 2015 e per questo tipo di reato si procede d’ufficio. «Essere denunciato per aver fatto uno shampoo a uno studente – aveva detto la scorsa udienza Giuseppe Di Giminiani – mi sembra un po’ eccessivo. Oltretutto quel ragazzo si era reso responsabile di fatti gravi in convitto, dando fuoco ai capelli di un compagno e rischiando di fargli perdere un occhio. Ma aveva dato problemi anche nei tre anni precedenti. Dopo l’episodio, lo avevo sospeso e poi ha cambiato scuola. Anche lo studente punito con il cartello non ha vissuto male la punizione, tanto che non mi ha denunciato. Aveva insultato una compagna e sapeva di avere sbagliato». Secondo Di Giminiani, assistito dall’avvocato Carlo Boni, i ragazzi avevano infranto le regole dell’istituto da lui fondato nel 1990.
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