A vent’anni dall’omicidio di Marta Russo, parla la donna che ha ricevuto il suo cuore, “Marta mi ha ridato la vita”.
Ancora oggi, due decenni dopo quello che la storia della cronaca nazionale ha ribattezzato come il “delitto della Sapienza”, l’intera vicenda – dinamica dell’omicidio, movente e colpevoli – restano avvolti in una nube di incertezza. L’unico dato certo, è che la mattina del 9 maggio 1997 un colpo è partito da una pistola mai ritrovata, da una finestra di un edificio all’interno della città universitaria romana e ha stroncato la vita di Marta Russo, effettivamente morta il 14 maggio in ospedale dopo diversi giorni di agonia. Incertezze sopravvissute negli anni e 5 gradi di giudizio che hanno portato alla condanna di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, all’epoca dei fatti ricercatori universitari,arrestati un mese dopo l’omicidio e che per quel delitto sono stati condannati. Ma molte domande resteranno nonostante tutto per sempre senza risposta: perché hanno sparato?
Ma il cuore di Marta non ha mai smesso di battere veramente. E dal 14 maggio del 1997 vive nel petto di Domenica Virzì, siciliana, mamma di quattro figli, affetta da una grave malattia cardiaca. «Siamo unite per la vita», dice oggi questa signora di Enna che da vent’anni, respira, pensa, si emoziona, soffre, grazie a quel “regalo” che i genitori della ragazza uccisa hanno voluto donare a lei e ad altre cinque persone, quando hanno saputo che non c’era più nulla da fare per la figlia.
Domenica Virzì ha rilasciato un’intervista al Messaggero, «Marta mi ha ridato la vita – spiega la signora Virzì nell’intervista –; non avrei mai pensato di riuscire a vedere i miei nipotini, i miei figli crescere». E dal quel 14 maggio, Domenica è entrata a pieno titolo nella famiglia Russo, che piange la scomparsa di una figlia e non ha mai smesso di combattere per la verità, definitivamente incontrovertibile.
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