Licenziate perchè parlano male del capo su WhatsApp è accaduto a due operaie di Parma
Attenzione a parlare male del proprio capo. Soprattutto sulle chat di lavoro. Lo sfogo con i colleghi dopo un’arrabbiatura, potrebbe, infatti, costarvi il posto. È successo a Parma, a due operaie di 29 anni impiegate a tempo indeterminato presso un’azienda di prodotti alimentari e ortofrutta, licenziate per essersi scambiate opinioni poco carine nei confronti del titolare dell’impresa su una chat di WhatsApp. Chat nata in un primo momento per i cambi turno con i colleghi e diventata nel tempo un luogo virtuale nel quale scherzare e fare conversazione. Un luogo da cui il capo era escluso e in cui le operaie si sentivano tanquille.
Il ricorso – Le due non avrebbero di certo mai immaginato che una collega potesse stampare gli scambi “incriminati”, facendoli leggere al titolare dell’azienda. L’uomo ha così provveduto ad inviare alle donne una contestazione disciplinare e dopo qualche giorno la lettera di licenziamento. Le due operaie hanno fatto ricorso al Tribunale del lavoro di Parma. A maggio si terrà la prima udienza come racconta l’avvocato del Fa Cisl, Silvia Caravà, al Corriere della Sera: “Contestiamo la sproporzione tra la sanzione e il comportamento delle dipendenti – ha spiegato la legale -. Sono stati saltati i criteri di gradualità: in ogni contenzioso si parte sempre dal richiamo verbale, per poi passare al rimprovero scritto, alla multa, alla sospensione dal lavoro e della retribuzione per un massimo di tre giorni”.
La segretezza della corrispondenza – L’accaduto ha spinto anche a chiedersi se le conversazioni via chat non debbano considerarsi private e rientrare dunque nel concetto di “corrispondenza” tutelato dalla Costituzione all’articolo 15, dove si legge: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Secondo il penalista Carlo Blengino, esperto di web e nuovi media, sarebbe così laddove “lo scambio avvenisse solo tra due persone”. “Trattandosi qui di una chat con più partecipanti”, la tutela non è applicabile e “scatta il caso di diffamazione”.
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