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Sanità, 24 milioni di malati cronici mandano in tilt il servizio nazionale: al Nord funziona più che al Sud. Lo studio

Repubblica.it

Sanità, il sistema nazionale in tilt per i troppi malati cronici. Abisso di diffeeenza tra Nord e Sud

La sanità italiana è fiaccata dalla richiesta di assistenza da parte di malati cronici, che sono quasi 4 cittadini su 10 cioè 23,6 milioni di persone. E’ il dato forte dell’edizione di quest’anno del rapporto Osservasalute, realizzato dell’Università Cattolica di Roma. I dati sull’aspettativa di vita sono sempre buoni nel nostro Paese ma a causa anche dell’invecchiamento della popolazione, stanno crescendo le patologie corniche. “A chi ne soffre sono destinate gran parte delle ricette per i medicinali e buona parte dell’assistenza da parte dei medici di famiglia”, è spiegato nel rapporto.

I problemi cronici. I problemi cronici più diffusi sono ad esempio il diabete, l’asma bronchiale, l’osteoartrosi, i disturbi della tiroide, lo scompenso cardiaco, le malattie ischemiche del cuore e neurologiche. “Nel 2015 il 23,7% dei pazienti adulti in carico alla medicina generale presentava contemporaneamente 2 o più condizioni croniche tra quelle prima elencate. Questo dato mostra un trend in preoccupante crescita, salendo dal 21,9% nel 2011 al 23,7% nel 2015″. Queste persone ovviamente consumano moltissima sanità, oltre che farmaci anche prestazioni diagnostiche e visite specialistiche. La sostenibilità del sistema, che è già in difficoltà economiche, dipende anche dalla domanda che arriva da quel tipo di malati. “Le patologie croniche riflettono anche i divari sociali del paese: un esempio su tutti è la prevalenza di cronicità che nella classe di età 25-44 anni ammonta al 4 per cento, ma mentre tra i laureati è del 3,4 per cento, nella popolazione con il livello di istruzione più basso e pari al 5,7 per cento”.

Il Sud indietro. Osservasalute conferma inoltre, come fa ogni anno, le grandi differenze di assistenza e funzionamento del sistema sanitario tra le diverse regioni, uno dei problemi storici della sanità italiana. “Questi divari si riflettono sulle condizioni di salute e sull’aspettativa di vita dei cittadini italiani di Nord, Centro e Sud Italia a vantaggio degli abitanti delle prime due zone del Paese”. Nel 2015 ogni italiano poteva sperare di vivere mediamente 82,3 anni (uomini 80,1; donne 84,6). Sia v da Trento, dove la  sopravvivenza sale a 83,5 anni (uomini 1,2; donne 85,8), alla Campania, dove l’aspettativa di vita è di soli 80,5 anni (uomini 78,3; donne 82,8). Come ormai noto, in Italia nel 2015 la speranza di vita alla nascita si è abbassata di 0,2 anni negli uomini e di 0,4 anni nelle donne rispetto al 2014 a causa del picco di mortalità che si è registrato quell’anno.

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