Attese, truffe e burocrazia: adesso le coppie italiane non vogliono più adottare
Ci sono voluti anni di delusioni e di disamore, di costi folli e di tempi infiniti, di bambini sognati che non arrivavano mai e di istituzioni lontane e lente. Ma il risultato oggi è la cronaca di un fallimento: le coppie italiane non vogliono più adottare.
Troppo difficile diventare genitori così, pur avendo il cuore grande, bersagliati da storie negative, scoraggiati da giudici, tribunali, a volte addirittura truffati. “Oggi ci troviamo nella situazione paradossale di avere più segnalazioni di bambini abbandonati che coppie disponibili ad accoglierli”, dice Paola Crestani del Ciai, uno dei più famosi enti che si occupano di adozioni internazionali.
Il crollo è totale, sia per l’Italia che per l’estero. Se nel 2004 le domande di adozione internazionale erano state 8.274, nel 2015 sono scese a 3.668, secondo i dati del Dipartimento per la giustizia minorile. Drastico anche il calo sul fronte italiano: nel 2006, anno record, gli aspiranti genitori adottivi di un bimbo italiano erano 16.538, nel 2015 sono scesi a 9mila.
Le motivazioni di questa disaffezione sono sicuramente diverse se si parla di procedimenti nazionali o internazionali. Ma di certo i denominatori comuni sono due: gli anni dell’attesa e l’incertezza di arrivare a destinazione. Tanto che oggi sembra assai più semplice, economico (e sicuro) avere un figlio con una fecondazione eterologa, piuttosto che remare tra le infinite difficoltà dell’adozione.
Se parliamo però di bambini italiani la sproporzione, oggi come ieri, è data dai numeri reali. I ragazzi adottabili ogni anno sono circa 1.300, oltre mille hanno trovato una famiglia nel 2015, anche se alcune centinaia sono rimaste negli istituti. Comunque pochissimi rispetto alle domande.
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