Il Tempo in cui viviamo pare essere il Tempo della Mancanza di Tempo. Ma quali sono le ricadute psicologiche sui bambini?
Proprio così. Gli effetti della Globalizzazione con la sua corsa alla concorrenza, all’uniformità di cultura, commercio e pensiero, sono rilevabili in primis nella percezione di ‘un tempo che non basta mai’. Questo perché l’era del consumismo con la sua logica del ‘Tutto e Subito’ ha gettato un’ombra sul valore del Tempo. La sua qualità in cambio della sua quantità. Il Tempo della relazione, dell’incontro e del contatto con l’altro, il suo sguardo e la sua voce, sono ridotti al minimo e divenuti quasi una merce di scambio preziosa. Risultato? Un particolare tipo di stress determinato dalla fretta di fare, andare, arrivare, agire…
All’interno di questa cornice quotidiana, fermarsi per dedicare del Tempo a chi sta male, a noi stessi, ai nostri figli e alle numerose occasioni da cogliere per la loro educazione, sembra quasi una debolezza. Siamo nell’era della velocità, dei tweet, degli screenshot …non c’è posto per uno scatto di buonismo, uno scambio sentimentale, anzi, ‘non c’è Tempo’.
Quali le ricadute psicologiche proprio sui bambini?
A loro, sin da piccoli sono richiesti ottimi voti e performances eccellenti sin dalle scuole elementari e non è raro rintracciare anche in famiglia un simile stile educativo che premia la performance e condanna carenze e impasse. Molte delle défaillance scolastiche dei bambini nascono da un nucleo di timidezza o di fragilità, che rappresentano delle intime doti e risorse personali quando opportunamente sviluppate ma che vengono etichettate come debolezze e scomodi ostacoli, quando un maestro o un genitore esagera. La sofferenza psicologica è la deriva consueta in questi casi. Dinanzi ad un bambino fragile non possiamo imporre un significato della vita tutto incentrato sulla riuscita e sul successo, anche perché semmai un insuccesso o un fallimento arriverà nel suo percorso, il rischio potrebbe essere un crollo emotivo ingestibile.
Questo Tempo del Non Tempo ha anche un altro effetto: produce tanti sensi di colpa nei genitori che coltivano il ‘non incontro’ sostituendo alla relazione di accudimento, di contatto e vicinanza, un uso massiccio di gadget, televisione, espedienti tecnologici e non, tutti funzionali a saturare il campo della condivisione possibile. Ed è scacco matto alla parola. Anche al professionista dell’aiuto la richiesta è quella di risolvere ‘in Tempi brevi’ la fragilità di un figlio, come se ansia, depressione e panico fossero dei brufoli sui quali stendere una benefica pomata al cortisone.
Occorre dedicare del Tempo all’infanzia affinché i bambini non sentano la pressione del ‘fare tutto in Tempo’ e del Tempo all’ascolto, per condividere parole e sguardi che possano sciogliere tensioni e colorare ombre senza nome.
Dr.ssa Maria Pirozzi
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