Massimo D’Alema minaccia la scissione ed ha annunciato di fronte agli attivisti dei Comitati la nascita di una nuova creatura politica
Andare al congresso, subito. Senza imboccare la strada del voto anticipato per ricompattare il partito. Altrimenti sarà «liberi tutti». L’ipotesi di una scissione interna al Pd è tutta nelle parole di Massimo D’Alema, che ieri ha parlato a Roma di fronte agli attivisti dei Comitati per il No al referendum. Già, i comitati, la carta che l’ex presidente del Consiglio potrebbe giocare contro il segretario del suo partito. Proprio ieri, infatti, i raggruppamenti territoriali che hanno fatto campagna per la bocciatura della riforma Boschi sono diventati un movimento.
La nuova creatura politica, battezzata ConSenso, non avrà un tesseramento nazionale, «anche perché altrimenti saremmo tormentati e direbbero che vogliamo fare un partito», ha detto D’Alema. Che ha però aggiunto: «I singoli gruppi devono raccogliere adesioni e fondi, per essere pronti alle evenienze». La minaccia, neanche troppo velata, di arrivare a uno strappo, sta tutta qui. Se Renzi dovesse tirare dritto sulla via delle elezioni in primavera, senza cambiare la legge elettorale e facendo a meno di un vero programma politico, allora le strade si divideranno.
L’alternativa a nuove regole sul voto sarebbe «un inciucio», che consegnerebbe il paese al duo Movimento 5 stelle Lega. Il bersaglio principale di D’Alema è la classe dirigente del Pd. «Siamo passati dal maggioritario al proporzionale, e per loro l’impianto dell’Italicum è rimasto identico. Hanno perso la ragione, e tocca a noi soccorrerli». Gli ha fatto eco Roberto Speranza, ex capogruppo dem alla Camera: «Il Pd deve proporre un sistema che garantisca rappresentanza e governabilità. Senza una strategia diventiamo un partito d’avventura».
Il progetto di D’Alema pare fare proseliti. Al centro congressi Frentani non c’erano soltanto i giovani che hanno animato i comitati. C’erano anche i bersaniani Nico Stumpo e Speranza e il presidente della regione Toscana Enrico Rossi, assieme ad Arturo Scotto e Alfredo D’Attorre di Sinistra italiana. Il governatore della Puglia Michele Emiliano, che non era presente, ha inviato un messaggio.
Dal palco, D’Alema non le manda a dire neppure ad Angelino Alfano e a Giuliano Pisapia. L’idea di un listone che includa Pd, Ncd e il nuovo Campo progressista è «già fallita». Il progetto dell’ex sindaco di Milano non riscuote le simpatie di nessuno dei presenti. La minoranza dem lo considera un tentativo di fornire una stampella a Renzi.
Sinistra italiana, che il 17 febbraio si riunirà per il congresso di fondazione, potrebbe nascere già mutilata, se è vero che soprattutto al Nord molti ex Sel guardano con interesse al progetto di Pisapia. Massimo Paolucci, parlamentare europeo del Pd, avverte: «Siamo pronti al dialogo, purché l’obiettivo sia costruire un’alternativa a Renzi. In caso contrario, andremo per conto nostro».
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